Citomegalovirus, AntiCito OnlusIl Citomegalovirus (CMV) è un virus appartenente alla famiglia degli Herpesviridae. Si tratta di un agente infettivo molto comune: nei Paesi sottosviluppati il 90-100% della popolazione ne è contagiata, mentre in quelli occidentali il 60-80% degli adulti presenta anticorpi anti-Citomegalovirus nel siero. I sintomi, in età adulta e anche nell’infanzia, sono simili a quelli dell’influenza o della mononucleosi. Il virus è però particolarmente pericoloso se contratto dal feto, con una trasmissione verticale madre – figlio: in questo caso si parla di Citomegalovirus congenito in gravidanza.

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Primo firmatario del testo è il Deputato Maria Valentina Vezzali, del gruppo parlamentare Scelta civica verso cittadini per l'Italia-MAIE

E' prevista per oggi la discussione alla Camera di una mozione che è stata presentata con l'obiettivo di promuovere l'adozione di nuove e più efficaci strategie tese a prevenire e contrastare la diffusione del Citomegalovirus (CMV), uno degli agenti infettivi più comuni al mondo. Attraverso l'iniziativa, promossa dal Deputato Maria Valentina Vezzali insieme ad altri colleghi parlamentari, si richiede al Governo un impegno concreto nella lotta ad un'infezione virale che nei neonati è in grado di causare gravi danni permanenti.

Un esperto tedesco ha illustrato i recenti progressi nella comprensione della storia naturale e dell'immunobiologia dell'infezione, che potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione

MAINZ (GERMANIA) – L'infezione congenita da citomegalovirus umano (HCMV) è una delle principali cause di disabilità infantile. La prevenzione di questa malattia con la vaccinazione è stata di conseguenza identificata come un obiettivo prioritario per la sanità pubblica. Diversi candidati vaccini sono stati introdotti in passato per la prevenzione dell'infezione primaria da HCMV in gravidanza, ma nessuno di questi ha fornito una protezione completa, e finora non è disponibile alcun vaccino autorizzato. Un ulteriore livello di complessità è stato raggiunto da recenti studi, i quali indicano che l'onere della trasmissione della malattia in seguito a infezioni non primarie in gravidanza può essere superiore a quello previsto in precedenza.

Nel nostro Paese non è previsto lo screening del Citomegalovirus né prima della gravidanza né nei 9 mesi di gestazione e neanche dopo la nascita. Per questo ogni anno si osservano circa 13.000 infezioni primarie da Citomegalovirus nelle donne in gravidanza, nascono in Italia 5.000 bambini con un'infezione congenita e di questi circa 800 soffrano di severe disabilità permanenti. Per fronteggiare questa infezione e, soprattutto, per arginarne gli effetti spesso definitivi sulla salute di molti bambini occorre promuovere anche in Italia, come avviene del resto in Svizzera e in Germania, dei programmi di screening autorizzati pre e durante la gravidanza.

Sulla rivista specializzata Pharmacology è stata pubblicata un'indagine in cui sono stati analizzati e riassunti i risultati provenienti dalle attuali sperimentazioni cliniche di globuline iperimmuni (HIG) specificamente progettate per la prevenzione e il trattamento dell'infezione congenita da citomegalovirus (CMV), che si verifica quando questo tipo di virus, appartenente alla famiglia degli Herpesviridae, viene trasmesso al feto direttamente dalla madre. In questo caso, il cosiddetto citomegalovirus congenito può comportare una serie di conseguenze molto gravi per il nascituro, come la perdita dell'udito, lo sviluppo di severe disabilità e persino la morte.

I ricercatori hanno confrontato gli esiti di due trattamenti a base di valganciclovir, uno della durata di 6 settimane e l'altro di 6 mesi

Uno studio clinico di Fase III è stato recentemente condotto per valutare la sicurezza e l'efficacia del farmaco antivirale valganciclovir nel trattamento di neonati affetti da citomegalovirus congenito. In base ai risultati della sperimentazione, pubblicati sul New England Journal of Medicine, la terapia di 6 mesi con valganciclovir è stata in grado di determinare, rispetto a quella di sole 6 settimane, una serie di modesti miglioramenti a lungo termine in merito alle capacità uditive e allo sviluppo neurologico dei giovani pazienti.

L’infezione congenita da citomegalovirus è una delle principali cause di disabilità infantile, con perdita dell’udito, disturbi alla vista e deficit cognitivo. Rappresenta un importante problema di salute pubblica nella popolazione pediatrica: il numero di bambini con disabilità dovuta a infezione congenita da citomegalovirus è simile o addirittura maggiore del numero di bambini affetti da condizioni più note, come la sindrome di Down o la spina bifida.

Stanley PlotkinUn articolo su Medical Microbiology &Immunology ci aiuta a fare il punto dagli anni ’70 ad oggi

Il citomegalovirus è un agente infettivo davvero molto comune. I sintomi, in età adulta e anche nell’infanzia, sono simili a quelli dell’influenza o della mononucleosi. Il virus è però particolarmente pericoloso se contratto dal feto, con una trasmissione verticale madre – figlio: in questo caso e si parla di citomegalovirus congenito. Da ormai circa 50 anni si susseguono tentativi di realizzazione di un vaccino contro questa infezione. Lo studioso Stanley Plotkin (in foto) ha recentemente pubblicato, sulla rivista scientifica Medical Microbiology and Immunology, un articolo in cui fa il punto sulla storia dei diversi tentativi, fatti negli anni, di mettere a punto una strategia vincente.

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