Un esperto tedesco ha illustrato i recenti progressi nella comprensione della storia naturale e dell'immunobiologia dell'infezione, che potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione
MAINZ (GERMANIA) – L'infezione congenita da citomegalovirus umano (HCMV) è una delle principali cause di disabilità infantile. La prevenzione di questa malattia con la vaccinazione è stata di conseguenza identificata come un obiettivo prioritario per la sanità pubblica. Diversi candidati vaccini sono stati introdotti in passato per la prevenzione dell'infezione primaria da HCMV in gravidanza, ma nessuno di questi ha fornito una protezione completa, e finora non è disponibile alcun vaccino autorizzato. Un ulteriore livello di complessità è stato raggiunto da recenti studi, i quali indicano che l'onere della trasmissione della malattia in seguito a infezioni non primarie in gravidanza può essere superiore a quello previsto in precedenza.
Il dr. Bodo Plachter, dell'Istituto di Virologia dell'University Medical Center di Mainz (Germania), ha messo in evidenza i notevoli progressi nella comprensione della storia naturale e dell'immunobiologia dell'infezione in gravidanza, che hanno favorito i recenti studi per testare nuove strategie tese allo sviluppo di un vaccino. Il suo lavoro è stato pubblicato sulla rivista Medical Microbiology and Immunology.
L'identificazione del complesso glicoproteico gH/gL/UL128-131 come mediatore del tropismo della cellula ospite e la valutazione di questo complesso come un importante bersaglio della risposta degli anticorpi neutralizzanti ha indotto i produttori a considerare dei candidati vaccini che includano queste proteine. Le dettagliate analisi strutturali dei fattori neutralizzanti sulla glicoproteina B (gB) hanno ravvivato l'interesse ad utilizzare questa proteina, nella sua conformazione di pre-fusione, per scopi vaccinali.
Gli studi su modelli animali e donne in gravidanza hanno dimostrato che affrontare la risposta dei linfociti T con la vaccinazione può essere cruciale per prevenire la trasmissione del virus alla prole: i linfociti CD4 T possono essere infatti di particolare importanza in questo senso. Colpire simultaneamente la risposta immunitaria umorale e quella cellulare contro il citomegalovirus con la vaccinazione appare pertanto giustificato per prevenire l'infezione congenita. Vi è, tuttavia, ancora bisogno di ulteriori ricerche per essere in grado di definire una correlazione immunologica di protezione contro il contagio da citomegalovirus in gravidanza.
Seguici sui Social