L’associazione Parent Project: “Decisione difficile da accettare”
Il 18 ottobre l’azienda PTC Therapeutics ha diffuso un comunicato stampa per annunciare che, in seguito al riesame sul rinnovo dell’autorizzazione condizionata alla commercializzazione del farmaco ataluren (nome commerciale Translarna) come trattamento della distrofia muscolare di Duchenne (DMD) causata da mutazione nonsenso, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha confermato il suo parere negativo (qui il documento EMA). L’opinione del CHMP sarà ora trasferita alla Commissione Europea che entro 67 giorni circa fornirà una decisione definitiva.
“In termini pratici – spiega l’associazione Parent Project aps con una breve nota – questo vuol dire che i pazienti in terapia con ataluren potranno verosimilmente proseguire il trattamento con il farmaco fino alla fine dell’anno in corso.”
“Si tratta comunque di una decisione difficile da accettare – prosegue l’Associazione – e, come è stato per altre terapie che non sono andate come avremmo sperato, Parent Project intende proseguire nell’impegno, insieme ai clinici, alle aziende e alle stesse autorità regolatorie, per imparare da ciò che non ha funzionato e costruire un futuro migliore per lo sviluppo di nuove terapie.”
Comprensibile la grande delusione da parte di molti genitori con bambini e ragazzi affetti da DMD, alcuni dei quali in questi giorni stanno esprimendo il proprio dissenso alla decisione dell’Agenzia Europea per i Medicinali anche attraverso una mobilitazione social e ipotizzando il ricorso alla Corte Europea di Giustizia.
IL PARERE NEGATIVO DEL CHMP DEL 18 OTTOBRE 2024
Di seguito proponiamo la sintesi del documento ufficiale emesso dall’EMA, visionabile integralmente qui (in lingua inglese).
Il CHMP aveva emesso un parere negativo iniziale su ataluren a settembre 2023, parere che è stato confermato a gennaio 2024 a seguito di un primo riesame richiesto dall'azienda che commercializza il medicinale. A giugno 2024, il Comitato ha riesaminato il suo parere su richiesta della Commissione Europea di tenere conto di ulteriori dati real world portati all'attenzione della Commissione stessa durante il processo decisionale e di valutare se i dati disponibili fossero esaustivi; sono state prese in considerazione anche le opinioni di un nuovo gruppo consultivo scientifico. Dopo questa valutazione, la raccomandazione del CHMP è rimasta negativa.
L'azienda ha quindi richiesto un altro riesame e il CHMP ha riesaminato i risultati di uno studio condotto dopo l'autorizzazione come obbligo specifico (studio 041) nonché i dati dei registri dei pazienti, tenendo conto delle nuove analisi fornite dall'azienda.
Lo studio 041 è stato il secondo studio condotto dopo l'autorizzazione di ataluren per confermare i benefici del farmaco. Il primo studio post-autorizzazione (studio 020), condotto in precedenza, non era riuscito a confermare l'efficacia di ataluren ma suggeriva che un sottogruppo di pazienti, quelli con un progressivo declino della capacità di camminare, potesse essere più sensibile al trattamento. L'obiettivo principale dello studio 041 era quindi quello di esaminare l'effetto di ataluren in questo sottogruppo di pazienti. I risultati hanno mostrato che la distanza percorsa dai pazienti in sei minuti dopo 18 mesi di trattamento è diminuita di circa 82 metri nel gruppo ataluren rispetto ai 90 metri nel gruppo placebo; questa differenza non era statisticamente significativa ed era potenzialmente riconducibile al caso. Analogamente, nell'esame del declino delle funzioni motorie a circa 18 mesi, eseguito sulla base di una scala di punteggio standard chiamata North Star Ambulatory Assessment (NSAA), la differenza tra i pazienti trattati con ataluren e quelli che hanno ricevuto placebo non era statisticamente significativa. Il CHMP ha quindi concluso che lo studio 041 non era riuscito a confermare l'efficacia del medicinale.
Come parte di questo ultimo riesame, il CHMP ha anche rivalutato i dati di uno studio che confrontava gli esiti sanitari dei pazienti di due registri. Nello studio, i pazienti del registro STRIDE sono stati trattati con ataluren per una media di 5,5 anni tra il 2015 e il 2022, mentre i pazienti del registro CINRG DNHS non sono stati trattati con il farmaco e sono stati seguiti tra il 2006 e il 2016. Il CHMP ha preso in considerazione nuove analisi e dati dalla letteratura forniti dall'azienda. Sebbene i risultati suggerissero un ritardo nella perdita della capacità di camminare in alcuni pazienti trattati con ataluren rispetto a quelli del registro CINRG DNHS, il Comitato non ha potuto trarre conclusioni sui benefici del farmaco da questi dati a causa di diverse differenze tra i registri e distorsioni che rendono il confronto inconcludente. Inoltre, il Comitato ha ritenuto che questi dati non superino i risultati negativi dei due studi post-autorizzazione (studio 041 e studio 020).
Oltre a queste conclusioni, il CHMP ha anche osservato che il meccanismo d'azione di ataluren non è stato confermato in studi aggiuntivi, che hanno mostrato solo un effetto minimo del farmaco sulla produzione della proteina distrofina. Durante la sua revisione di ataluren, il CHMP ha consultato i genitori di ragazzi e uomini con distrofia muscolare di Duchenne di età diverse, che sono stati invitati a riunioni insieme a vari esperti, tra cui neurologi, per descrivere cosa significhi vivere con questa malattia. Le prospettive dei pazienti e dei genitori sono state studiate in ogni fase della valutazione di questo medicinale. Il Comitato ha anche preso in considerazione tutte le informazioni di terze parti ricevute da genitori e tutori di ragazzi affetti da distrofia muscolare di Duchenne, organizzazioni di pazienti, organizzazioni di professionisti sanitari e medici curanti.
In conclusione - si legge ancora nella nota - il CHMP riconosce l'elevata necessità medica insoddisfatta di un trattamento efficace per i pazienti con distrofia muscolare di Duchenne, tuttavia, sulla base di tutte le prove accumulate, ha concluso che l'efficacia di atatluren non è confermata nei pazienti con distrofia muscolare di Duchenne causata da una mutazione nonsenso, compresi quelli che avrebbero dovuto avere una migliore risposta al trattamento, ritenendo che i dati ora disponibili siano esaustivi. Il CHMP ha dunque raccomandato di non rinnovare l'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale in Europa. L'EMA invierà ora il parere del CHMP alla Commissione Europea, che emetterà una decisione finale sul farmaco giuridicamente vincolante e applicabile a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
LE DICHIARAZIONI DELL’AZIENDA PRODUTTRICE DI ATALUREN
"Il CHMP ha nuovamente basato la sua decisione sui risultati della sottopopolazione di analisi primaria dello Studio 041 anziché sulla totalità delle prove relative ad ataluren”, ha affermato Matthew B. Klein, Chief Executive Officer di PTC Therapeutics. “Tali prove includono dati provenienti da tre studi controllati con placebo e dal registro STRIDE, dati che dimostrano non solo la sicurezza del farmaco ma anche una sua costante efficacia, a breve e lungo termine. Inoltre, il parere del CHMP è chiaramente contrario alle opinioni espresse da medici, pazienti e famiglie in tutta Europa. Dato che ataluren rimarrà autorizzato in Europa fino alla decisione definitiva della Commissione Europea (CE), continueremo a garantire la disponibilità del farmaco per le persone affette da distrofia muscolare di Duchenne con mutazione nonsenso. Inoltre, PTC si impegnerà a fare in modo che la CE abbia tutte le prove possibili a supporto dell’approvazione continua del farmaco".
LA PRECISAZIONE DI AIFA: “AD OGGI IL FARMACO È DA CONSIDERARSI PRESCRIVIBILE AI PAZIENTI”
Il 25 ottobre, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato sul proprio sito una nota informativa che ripercorre l’intera vicenda di ataluren e in cui, in particolare, si sottolinea che ad oggi, in attesa che la Commissione Europea prenda una decisione definitiva in merito al parere espresso dal CHMP, il farmaco è da considerarsi “a tutti gli effetti autorizzato e prescrivibile ai pazienti, così come deve considerarsi garantita la continuità terapeutica nei pazienti già in trattamento”.
Seguici sui Social