HIV sta per Virus da Immunodeficienza Umana, ed è l’agente eziologico dell’AIDS. Il virus distrugge le cellule del sangue che sono indispensabili per il corretto funzionamento del sistema immunitario, la cui funzione è di difendere l’organismo dalle malattie. AIDS è invece l’acronimo di Sindrome da Immunodeficienza Acquisita e si manifesta quando il sistema immunitario è talmente indebolito dall’HIV che l’individuo è soggetto a un gran numero di malattie o infezioni, denominate “opportunistiche”. I primi casi di malattia furono riportati nel 1981, l’anno successivo vennero stabilite le modalità di trasmissione e nell’85 entrò in commercio il Test HIV per scoprire il virus nel sangue, poi sostituito da uno più rapido nel 1991. Nei primi anni non esistevano terapie, poi, col tempo, le cose sono molto cambiate: le terapie sono nate e si sono evolute, tuttavia non esiste ancora né un vaccino per evitare il contagio né una cura per eliminare del tutto il virus. Il codice di esenzione dell'infezione da HIV è 020 (Malattie croniche).
Dai nuovi dati ISS emerge il problema delle diagnosi tardive, ancora numerose in Italia. Tra le nuove sfide la gestione dell’invecchiamento e delle comorbilità
Roma - In Italia, le nuove diagnosi di HIV mostrano un trend in crescita: il picco negativo del 2020, dovuto alla riduzione degli screening per la pandemia, è stato seguito da un incremento costante. Nel 2023 si contano 2.349 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a un’incidenza di 4,0 nuove diagnosi per 100.000 residenti. Questo il dato principale emerso dal Notiziario volume 37, n. 11 - novembre 2024, redatto dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), con il contributo di alcuni componenti del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della Salute e i referenti della Direzione Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della salute. Tuttavia, il quadro rispetto al passato è profondamente mutato, grazie ai successi della terapia antiretrovirale e della Profilassi Pre-Esposizione (PrEP). Questi alcuni degli spunti che emergono i occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS (1° dicembre) e alla vigilia del XXIII Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT, che si terrà dal 2 al 5 dicembre a Napoli, presso il Centro Congressi Stazione Marittima.
Il trattamento approvato da AIFA è indicato in combinazione con pratiche sessuali sicure per la profilassi pre-esposizione
Milano – A 40 anni dall’annuncio della prima identificazione del virus, l’infezione da HIV è un tema di cui è bene continuare a parlare. Un grande passo avanti in termini di prevenzione è stato compiuto recentemente con l’approvazione da parte di AIFA - richiesta da Mylan Pharmaceuticals Limited, parte del gruppo Viatris - della rimborsabilità del trattamento per la profilassi pre-esposizione (PrEP) di persone HIV negative, a base di emtricitabina e tenofovir disoproxil. Il medicinale è indicato in combinazione con pratiche sessuali sicure per la profilassi pre-esposizione al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio.
Il volume, scritto da Alessandro Aiuti e Annamaria Zaccheddu, accende i riflettori su una pagina importante della ricerca italiana
Milano – Per molto tempo l’HIV è stato considerato un nemico invincibile. Oggi non solo esistono terapie che permettono alle persone sieropositive di vivere una vita normale, ma i ricercatori sono riusciti a sfruttare le caratteristiche di questo virus per trasformarlo in un farmaco di precisione. Da malattia a cura, grazie anche al contributo di due medici e scienziati italiani, padre e figlio. A raccontarlo in prima persona nel libro “La cura inaspettata”, edito da Mondadori, è Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano, insieme ad Annamaria Zaccheddu, divulgatrice scientifica della Fondazione Telethon.
Messa a punto dal Bambino Gesù con il MIT di Boston, la tecnica consentirà di sperimentare la sospensione della terapia antiretrovirale nei piccoli pazienti
Una nuova speranza di trattamento per i bambini affetti da HIV arriva dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in concomitanza della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Medici e ricercatori sono riusciti a mettere a punto una nuova procedura in grado di caratterizzare la carica virale residua e la risposta immunitaria protettiva a essa associata presente nei pazienti, individuando quei bambini in cui il residuo virale risulta “dormiente” e quelli in cui tale residuo comporta, se non adeguatamente trattato, un rischio di recidiva della malattia. I risultati di questa nuova procedura verranno presentati nella prossima edizione della Conference on Retroviruses and Opportunistic Infection, che si terrà a Seattle il prossimo mese di febbraio. Nel corso del 2023 partirà al Bambino Gesù la prima sperimentazione per la sospensione della terapia antiretrovirale nei bambini con riserva virale “dormiente”.
Il dato emerge da un sondaggio realizzato nell'ambito della campagna “HIV in View” e reso noto in occasione del 1° dicembre, Giornata Mondiale contro l'AIDS
Londra – Lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle persone che vivono con HIV continuano ad essere molto radicati. A dirlo è un nuovo sondaggio internazionale reso noto oggi, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Sostenuto dall’azienda ViiV Healthcare, il sondaggio rivela atteggiamenti superati e pregiudizi intrinseci nell’opinione pubblica nei confronti delle persone che vivono con HIV. La stragrande maggioranza (88%) degli intervistati ritiene che le persone con HIV siano ancora percepite negativamente, anche se ora l’infezione può essere efficacemente gestita con farmaci antiretrovirali (ARV). Ed è preoccupante che quasi un terzo (30%) delle persone intervistate creda, erroneamente, che l’HIV si possa trasmettere con il bacio.
La campagna di Janssen vuole essere un’occasione di dialogo tra due generazioni di esperti per riaccendere i riflettori sul virus
Milano - Janssen, azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, lancia la terza edizione di “A\Way Together”, un percorso che – attraverso il coinvolgimento di diverse generazioni di esperti – si propone di approfondire e riportare l’attenzione sulla lotta contro l’HIV.
Analogie e differenze tra le due pandemie alla XIII edizione del Congresso ICAR
Scienza al lavoro su HIV e SARS-CoV-2: nuove soluzioni all’orizzonte dopo gli straordinari progressi degli ultimi mesi. Se per il COVID-19 i vaccini hanno permesso di ridurre i contagi e i casi gravi di malattia, l’HIV già da qualche anno si può considerare un’infezione cronica grazie all’avvento della terapia antiretrovirale a elevata efficacia che permette il controllo della replicazione virale e la conseguente soppressione virologica, sintetizzata nel principio U=U (Undetectable=Untransmittable): l’HIV non viene trasmesso se la viremia del partner HIV-positivo non è più determinabile nel sangue, grazie alla corretta assunzione di una efficace terapia antiretrovirale. I nuovi orizzonti terapeutici offrono ulteriori spunti: sia per l’HIV che per il COVID, infatti, ulteriori soluzioni potrebbero essere negli anticorpi monoclonali. Questo è uno dei temi che emerge dalla XIII edizione del Congresso ICAR - Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, svoltosi a Riccione fino al 23 ottobre.
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