La malattia o demenza di Alzheimer, che prende nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che ne descrisse i sintomi nel 1907 per la prima volta, colpisce circa il 5% della popolazione sopra i 60 anni e si manifesta inizialmente con una progressiva amnesia, prima sulle piccole cose, fino ad arrivare a non riconoscere nemmeno i familiari e ad avere bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici. L’Alzheimer è uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali, che comporta una serie di difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività, in quanto colpisce sia la memoria che le funzioni cognitive, e questi si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare. Inoltre può essere causa di stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.
Il codice di esenzione della malattia di Alzheimer è 029 (Malattie croniche).

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Anticorpi monoclonali Alzheimer

L’Agenzia Europea per i Medicinali ha recentemente raccomandato l’approvazione del farmaco lecanemab, indicato per pazienti con malattia in fase precoce

Negli Stati Uniti sono già due gli anticorpi monoclonali approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) contro la malattia di Alzheimer e ora i farmaci di questa categoria stanno finalmente sbarcando in Europa. Lo scorso mese di novembre, infatti, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha espresso un parere positivo sull’immissione in commercio di lecanemab, un anticorpo monoclonale diretto contro la proteina amiloide e impiegato nel trattamento della malattia di Alzheimer nella fase precoce, caratterizzata da compromissione cognitiva lieve e demenza lieve. È una notizia che tutta la comunità dei pazienti attendeva e che, si spera, potrà aprire la strada ad ulteriori farmaci in grado di modificare il corso della malattia.

Alzheimer, EMA approva lecanemab

Se autorizzato dalla Commissione Europea, il farmaco potrà essere somministrato solo in pazienti portatori di una sola o di nessuna copia del gene ApoE4

Milano – A seguito di una rivalutazione della sua iniziale opinione negativa, nei giorni scorsi il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha espresso parere positivo sull’immissione in commercio di lecanemab, anticorpo monoclonale diretto contro la proteina amiloide, per il trattamento della malattia di Alzheimer in fase precoce, caratterizzata da compromissione cognitiva lieve e demenza lieve.

Nuovo meccanismo molecolare Alzheimer

La scoperta apre la strada a potenziali vie terapeutiche e all’identificazione di un nuovo biomarcatore per la diagnosi precoce di malattia

I ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dell’IRCCS San Raffaele di Roma e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno scoperto un nuovo meccanismo molecolare alla base della perdita della memoria e delle capacità cognitive che caratterizzano le demenze. Il nuovo meccanismo vede coinvolta una proteina che ha il ruolo di riparare i danni del doppio filamento del DNA provocati da stress e da stimoli di natura diversa all’interno dei neuroni.

Alzheimer: studio sull'impatto della genetica

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine svela l’impatto delle mutazioni in omozigosi del gene APOE4

Ogni volta che gli scienziati pubblicano nuove scoperte relative alla malattia di Alzheimer il livello di attenzione del grande pubblico sale e le testate giornalistiche si riempiono di articoli - come questo, incentrato sulla correlazione tra l’insorgenza della malattia e le mutazioni nel gene APOE4 - dando così spazio a informazioni di concreto interesse. Ciò accade perché l’Alzheimer è una delle forme di demenza più diffuse (si stima che, in tutto il mondo, ne siano affette 18 milioni di persone, di cui circa 700mila solo in Italia) per cui ancora non esiste una terapia efficace. Perciò ogni passo in più sulla strada della comprensione della patogenesi della malattia conduce i medici potenzialmente più vicini alla cura. E in un Paese, come l’Italia, in cui la fascia degli over 60 rappresenta una fetta consistente di popolazione tutto ciò conta.

Legge di bilancio e Piano Nazionale Demenze

L’appello di Federazione Alzheimer Italia: “Una mancanza gravissima: è urgente intervenire subito per non lasciare sole un milione e mezzo di famiglie”

Nel testo della legge di bilancio 2024 non è previsto nessuno stanziamento di fondi per il Piano Nazionale Demenze. Mario Possenti, segretario generale della Federazione Alzheimer Italia e rappresentante della stessa Federazione al Tavolo permanente sulle Demenze, commenta così questa assenza: “Si tratta di una mancanza gravissima che apprendiamo con estrema delusione e anche con un certo stupore. Arriva infatti nonostante le rassicurazioni pubbliche da parte del Ministero della Salute sull’impegno per il rifinanziamento per il prossimo triennio”.

Mese Alzheimer 2023

Le associazioni: “4 casi di demenza su 10 potrebbero essere evitati o ritardati. Urgente intervenire sui fattori di rischio”  

Fino al 40% dei casi di demenza previsti a livello globale entro il 2050 potrebbero essere ritardati o addirittura evitati intervenendo sui principali fattori di rischio. È quanto emerge da una ricerca della Lancet Commission: in Italia - dove le persone con demenza oggi sono 1.480.000 - significherebbe fermare o rallentare l’insorgere di questa condizione in più di 900.000 persone, sulle oltre 2.300.000 che si stima vivranno con la demenza entro la stessa data.

Neurologia

Il dott. Giuseppe Di Fede (Milano): “Parliamo di una patologia complessa e multifattoriale: la sola riduzione delle placche amiloidi potrebbe non bastare” 

Ci sono patologie neurologiche, fra cui l’Alzheimer, a cui l’aggettivo “incurabile”, purtroppo, rimane da sempre abbinato, con la conseguenza che la terapia più auspicata - una rigenerazione del tessuto nervoso - finisce per sembrare un sogno che solo personaggi come il Doctor Strange della Marvel sembrano poter realizzare. Senza dubbio, la riaccensione delle sinapsi costituisce un orizzonte ancora lontano; cionondimeno, negli anni più recenti, i ricercatori hanno messo a punto terapie che, a differenza dello standard di cura attuale, promettono di incidere sul decorso della malattia. Si tratta degli anticorpi monoclonali, la cui sfida parrebbe vinta ma, come si sa, proprio “quando si è vicini alla meta il terreno comincia a franare sotto i piedi”. Fuor di metafora, abbiamo cercato di fare il punto su pro e contro di tali innovative soluzioni terapeutiche per la malattia di Alzheimer, ricapitolandone il percorso verso la commercializzazione.

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