terapia domiciliare

Donatella Vinci (Grifols Italia): “A un anno dall’avvio del progetto, il bilancio è estremamente positivo"

In un periodo come quello attuale, dominato dall’emergenza COVID-19, è emerso con forza come siano due le innovazioni di maggior rilievo in grado di migliorare la qualità dell’assistenza fornita ai malati: telemedicina e terapia domiciliare. Se la prima gioca un ruolo di primo piano nel monitoraggio di una patologia già diagnosticata, la seconda contribuisce a far arrivare la terapia al paziente, senza costringerlo a varcare le porte dell’ospedale. Un aspetto, quest’ultimo, che in piena pandemia può fare la differenza ed evitare l’interruzione di trattamenti per patologie come il deficit di alfa-1-antitripsina (DAAT), in cui l’aderenza terapeutica garantisce un rallentamento della progressione di malattia.

Lo scorso anno, la presentazione del servizio di terapia domiciliare “GriCareAlfa1” era stata accolta con favore da molti pazienti con DAAT che, intimoriti dalla diffusione del virus SARS-CoV-2, guardavano con diffidenza all’ambiente ospedaliero per continuare a fare la loro terapia sostitutiva. Oggi, a fare il punto sull’andamento del Patient Support Program (PSP), sviluppato e offerto da Grifols Italia, sono Francesco Carugi, Managing Director, e Donatella Vinci, Medical Affairs Manager.

“Grifols è una multinazionale spagnola leader nella produzione di farmaci emoderivati. Il modello di PSP proposto da Grifols Italia - spiega Francesco Carugi - si sposa con il trend in continua crescita all’interno di sistemi sanitari pubblici di trasferire le necessità assistenziali dei pazienti cronici dall’ospedale al territorio e, in particolare, se possibile, al domicilio delle persone. Questa tendenza nasce dalla necessità di ridurre i costi diretti (Grifols Italia assume interamente su di sé il costo del servizio) ed è volta al miglioramento della qualità di vita dei malati cronici e rari come i pazienti con DAAT”.

“A febbraio 2020 - prosegue Donatella Vinci - più o meno in concomitanza con lo scoppio della pandemia di COVID-19, Grifols Italia ha lanciato GriCareAlfa1, un PSP specifico volto a fornire ai pazienti con DAAT la somministrazione del farmaco alfa-1-antitripsina direttamente presso il loro domicilio. L’obiettivo, condiviso con i medici esperti che si occupano del trattamento della patologia e che ci hanno riportato le difficoltà di accesso dei pazienti ai centri ospedalieri, era proprio di massimizzare l’aderenza terapeutica delle persone che soffrono di questa rara condizione”.

Il DAAT, infatti, trova origine nella mancanza della proteina alfa-1-antitripsina (AAT), che deve quindi essere assunto per rallentare la progressione dei sintomi della malattia, specialmente a livello polmonare. Per tale ragione, GriCareAlfa1 richiede una stretta collaborazione tra il paziente e il medico che stabilisce il piano terapeutico, con tempistiche di somministrazione del farmaco ben definite: il programma mette a disposizione un infermiere professionale che, nei giorni concordati, si reca al domicilio del paziente per somministrare la terapia sostitutiva con AAT. GriCareAlfa1 è dunque un programma complesso, pensato da Grifols e reso possibile tramite la collaborazione con una società specializzata nell’ambito della progettazione e dell’erogazione di questa tipologia di servizi a supporto dei pazienti.

“A un anno dal lancio, nel programma sono stati inclusi 60 pazienti sparsi su tutto il territorio nazionale”, prosegue Vinci. “Circa la metà di essi ha aderito prevalentemente a causa delle difficoltà imposte dal COVID-19, potendo così continuare a beneficiare del farmaco senza che fosse interrotta la continuità terapeutica. E questo ha anche consentito ai medici che li avevano in carico di continuare a supervisionare e monitorare il percorso terapeutico al di fuori dell’ospedale. Infatti, attraverso il servizio, al medico di riferimento è stato fornito un portale web tramite cui è possibile controllare l’andamento del programma e il buon esito delle somministrazioni, seguendo nel dettaglio le condizioni del paziente”.

In un certo senso, quindi, GriCareAlfa1 coniuga i pregi della telemedicina e quelli derivanti dall’andare incontro alle necessità dei pazienti che dovrebbero accedere periodicamente all’ospedale ma che hanno difficoltà a farlo: infatti, il labirinto di strade e il traffico di una grande città possono rivelarsi difficili per un malato almeno quanto l’isolamento dei paesini di montagna, distanti molti chilometri dal centro ospedaliero. Sebbene l’idea del progetto GriCareAlfa1 preceda di gran lunga l’attuale pandemia, l’arrivo del COVID-19 ha sicuramente fatto comprendere a tutti l’utilità di un simile servizio. “Nel corso dell’anno, sia ai medici che ai pazienti abbiamo somministrato dei questionari di gradimento, allo scopo di verificare il grado di soddisfazione sul progetto da parte di entrambi, ed è emersa una soddisfazione del 98% su tutti gli aspetti chiave di GriCareAlfa1”, conclude con orgoglio Vinci. “La qualità del servizio erogato e l’aderenza terapeutica sono stati valutati in maniera decisamente positiva e questo ci ha fatto capire che l’obiettivo era stato raggiunto”.

“GriCareAlfa1 è un progetto strategico - conclude Carugi - partito per supportare la cura del DAAT: ha permesso di raggiungere risultati molto importanti per tutti gli stakeholders già nel primo anno di lancio e questo ci ha fatto riflettere sulla possibilità di estenderlo anche ad altre aree terapeutiche che presidiamo. Penso ad esempio all’emofilia e all’immunodeficienza primaria o acquisita”. Il programma GriCareAlfa1, quindi, prosegue con l’auspicio che sempre nuovi pazienti possano esservi inseriti, affinché servizi di questo genere, che migliorano la qualità di vita di chi è malato, non rappresentino il domani ma l’oggi della medicina.

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