Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è un aggressivo tumore ematologico che si sviluppa a partire dai linfociti B (o cellule B), uno specifico tipo di globuli bianchi. Rappresenta la forma più comune di linfoma non-Hodgkin (NHL) e insorge prevalentemente a partire dai 60 anni di età, sebbene in rari casi possa presentarsi anche in bambini e adolescenti. In genere il DLBCL si manifesta con masse isolate o multiple, caratterizzate da rapida espansione, che si sviluppano principalmente in corrispondenza dei linfonodi ma che possono comparire anche in altre parti dell’organismo, tra cui il tratto gastrointestinale, la tiroide, la cute, il seno, i reni, i testicoli o il cervello. I sintomi della patologia sono piuttosto generici e simili a quelli causati da un’infezione, come linfonodi ingrossati, febbre, affaticamento, perdita di peso e sudorazioni notturne. Il DLBCL è un tumore dall’andamento rapidamente ingravescente, che rende necessario un trattamento immediato e intensivo.

La sezione Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B è realizzata grazie al contributo non condizionante di Sobi.

Linfoma diffuso a grandi cellule B, Sobi

Idealmente, la diagnosi di DLBCL si basa sulla biopsia escissionale di un linfonodo anormalmente ingrossato e apparentemente sospetto in seguito a osservazione clinica e imaging radiografico. Per determinare con esattezza il sottotipo e lo stadio della malattia e, di conseguenza, stabilire il trattamento più appropriato, è necessaria una serie di specifici esami, tra cui test di colorazione immunoistochimica, per individuare le cellule di origine del DLBCL, e analisi di ibridazione fluorescente in situ, mediante cui vengono definite le caratteristiche molecolari del tumore (linfoma a doppio o triplo colpo).

Il principale schema di trattamento per il linfoma diffuso a grandi cellule B si basa sul regime chemio-immunoterapico R-CHOP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone), che ha dimostrato di indurre la remissione del tumore in circa il 60-70% dei casi. Per i pazienti che non rispondono alla terapia, e che quindi sperimentano una malattia recidivante o refrattaria, si rendono necessari ulteriori interventi. Un regime chemioterapico a base di platino seguito da trapianto autologo di cellule staminali (ASCT) ha rappresentato per lungo tempo lo standard di trattamento di seconda linea per il DLBCL, ma negli ultimi anni sono state approvate diverse nuove opzioni terapeutiche per la patologia, tra cui terapie CAR-T (axicabtagene ciloleucel, tisagenlecleucel e lisocabtagene maraleucel), anticorpi monoclonali (tafasitamab, glofitamab, epcoritamab) e anticorpi farmaco-coniugati (loncastuximab tesirine, polatuzumab vedotin). Altri farmaci sono attualmente in via di sperimentazione.

Fonti principali:
- D'Alò F, Bellesi S, Maiolo E, et al. "Novel Targets and Advanced Therapies in Diffuse Large B Cell Lymphomas." Cancers (2024)
- Liu Y, Barta SK. "Diffuse large B-cell lymphoma: 2019 update on diagnosis, risk stratification, and treatment." American Journal of Hematology (2019)
- Sehn LH, Salles G. "Diffuse Large B-Cell Lymphoma." New England Journal of Medicines (2021)

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista specializzata Journal of Clinical Oncology riporta un dato interessante circa i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), non trattati in precedenza, con qualsiasi sottotipo di tumore: l'aggiunta di lenalidomide al regime R-CHOP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone) ha dimostrato un'efficacia promettente.

La molecola di Celgene potrebbe essere usata insieme alla chemio nei pazienti che non rispondono alla prima linea di trattamento

Il Linfoma diffuso a grandi cellule B costituisce la più comune forma di linfoma non-Hodgkin, rappresentando quasi il 30% dei nuovi casi di linfoma solo negli Stati Uniti. Nonostante sia un tumore molto aggressivo e colpisca in particolar modo la popolazione al di sopra dei 60 anni, l’impiego della chemio-immunoterapia secondo lo schema R-CHOP (Rituximab, Ciclofosfamide, Doxorubicina, Vincristina, Prednisone) ha consentito di ottenere qualche miglioramento nella risposta clinica e nella sopravvivenza in pazienti affetti da questa malattia. Ciononostante, più del 40% dei pazienti non risponde alla terapia iniziale, rendendo necessaria l’adozione di un approccio terapeutico più efficace.

Il farmaco non è ancora approvato per questa malattia, i primi risultati delle sperimentazioni al congresso dell’American Hematology Society

Boundry (Svizzera) – Celgene International ha presentato i risultati di due studi in cui pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B sono stati trattati con lenalidomide in occasione del congresso annuale dell’American Society of Hematology, svoltosi a New Orleans.

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