L’iniziativa “Conoscere la MLD” si pone l’obiettivo fornire ai clinici strumenti e informazioni utili ad approfondire la conoscenza della patologia, facilitandone la diagnosi precoce
Quando si tratta di malattie rare, “conoscere” non significa soltanto “sapere”, ma è anche sinonimo di “agire”. Solo un’adeguata consapevolezza e comprensione di queste patologie, infatti, può favorire la diagnosi precoce, la presa in carico dei pazienti e l’avvio di un eventuale percorso terapeutico. È questo il caso della leucodistrofia metacromatica (MLD), rara patologia genetica neurometabolica caratterizzata dal coinvolgimento della sostanza bianca del sistema nervoso centrale e periferico.
La MLD è una malattia infantile da accumulo lisosomiale che porta, in breve tempo, alla perdita delle principali funzioni motorie e cognitive, e a una morte prematura. Tuttavia, grazie alla terapia genica, se trattati quando ancora in fase pre-sintomatica o all’esordio dei sintomi, i piccoli pazienti possono ottenere un rallentamento nella progressione del danno o, addirittura, uno sviluppo psicomotorio del tutto simile a quello dei bambini sani.
Da qui l’importanza di “Conoscere la MLD”, campagna di sensibilizzazione rivolta ai neuropsichiatri infantili lanciata da Merqurio con il contributo non condizionato di Orchard Therapeutics. L’iniziativa, grazie all’invio di newsletter ai neuropsichiatri infantili e alla creazione, all’interno del sito DottNet, di un’area web interamente dedicata alla leucodistrofia metacromatica, offre ai medici un servizio di continuo aggiornamento sulla patologia, rispondendo ai dubbi e fornendo esperienze di casi clinici. In questo modo, supporta i professionisti del settore nella diagnosi precoce, aiutandoli nel difficile compito di identificare tempestivamente la malattia.
La leucodistrofia metacromatica, infatti, soprattutto nella sua fase iniziale, presenta sintomi generici e sfumati, spesso confondibili con disturbi più comuni. L’età di esordio, la gravità e rapidità di progressione delle manifestazioni sono correlate ai livelli di attività residua di arilsulfatasi-A (ARSA): enzima lisosomiale il cui deficit funzionale provoca un accumulo di sulfatidi a livello di sistema nervoso centrale e periferico, con conseguente demielinizzazione e neurodegenerazione. In alcuni pazienti, invece, il deficit non riguarda l’arisulfatasi-A, ma un’altra proteina anch’essa coinvolta nel metabolismo dei sulfatidi, la prosaposina.
Si distinguono tre principali forme cliniche di MLD: quella tardo-infantile, che comprende il 50-60% degli individui affetti e il cui esordio avviene prima dei 30 mesi di età; quella giovanile, che include circa il 20-30% dei pazienti e si presenta tra i 30 mesi e i 16 anni; quella dell’adulto, che riguarda il 15-20% dei pazienti e la cui prima manifestazione è successiva al compimento dei 16 anni di età. Le forme tardo-infantile e giovanile sono le più severe, ma tutte e tre le tipologie di MLD presentano un esordio subdolo, con sintomi aspecifici come ipotonia, goffaggine, cadute frequenti, difficoltà di deambulazione, disartria, riduzione delle abilità linguistiche e cognitive, problemi nella motilità fine, disturbi comportamentali e declino del rendimento scolastico. I segni successivi includono spasticità, dolore, convulsioni, compromissione di vista e udito e coinvolgimento di altri organi, in particolare reni e colecisti.
Un riconoscimento tempestivo di questi sintomi consentirebbe ai pazienti un rapido accesso alle cure più appropriate. Il farmaco a base di terapia genica Libmeldy, frutto di oltre 15 anni di ricerca all’Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano e recentemente approvato in Europa, non è infatti previsto per i casi in cui la malattia presenti già sintomi conclamati. “Dopo le prime avvisaglie, la leucodistrofia metacromatica inizia letteralmente a ‘galoppare’ e Libmeldy non è più in grado di arginarla”, afferma in una video-intervista presente sul sito DottNet la dottoressa Francesca Fumagalli, neurologa dell’Unità di Ricerca Clinica presso l’Istituto SR-Tiget.
Per questo, nell’area web dedicata all’iniziativa “Conoscere la MLD” si possono trovare molti materiali di supporto alla diagnosi precoce: dall’elenco dettagliato dei sintomi della patologia alle metodologie di diagnosi, che prevedono, oltre all’osservazione clinica, esami strumentali e di laboratorio, come il dosaggio dell’attività enzimatica dell’ARSA e dei sulfatidi non metabolizzati nelle urine, la misurazione della velocità di conduzione nervosa e l’analisi genetica con ricerca delle mutazioni del gene ARSA. Anche le tecniche di neurovisualizzazione (tomografia e risonanza magnetica con liquido di contrasto) sono in grado di evidenziare anomalie nella sostanza bianca del cervello. Nelle gravidanze a rischio, inoltre, può essere effettuata la diagnosi prenatale tramite villocentesi o amniocentesi. Il dosaggio dell’attività dell’ARSA, infine, può essere utile per l’identificazione dei portatori sani della mutazione che causa la MLD e per l’eventuale individuazione della patologia, quando ancora in fase presintomatica, nei fratelli di pazienti conclamati.
“Molto spesso, per ogni bambino curato con successo prima della comparsa dei sintomi c’è un fratello o una sorella più grande che non ha potuto giovare della terapia genica”, spiega la dottoressa Fumagalli. Lo screening neonatale potrebbe cambiare queste dinamiche, permettendo di individuare la leucodistrofia metacromatica subito dopo la nascita. In Italia, purtroppo, la MLD non è ancora inserita nel programma nazionale di screening, ma la speranza è che le cose possano presto cambiare, grazie anche ad un progetto pilota in corso all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer di Firenze e supportato dall’associazione Voa Voa! Onlus – Amici di Sofia.
I medici interessati alla campagna “Conoscere la MLD” possono accedere, previa registrazione, all’area web dedicata all’iniziativa presente sul sito DottNet.