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Il Dott. Alessandro Colucci D’Amato (Napoli): “Non c’è un metodo unico per smettere di fumare. Ciò che occorre è voler cambiare il proprio stile di vita”

I rischi del fumo per i pazienti affetti da deficit di alfa-1-antitripsina (DAAT): è stato questo il tema intorno a cui si è svolto il primo incontro del ciclo “DAAT’S PLACE”, promosso dall’Osservatorio Malattie Rare in collaborazione con l’Associazione Nazionale Pazienti Alfa1-AT ODV e con il contributo non condizionante di Grifols.

Nelle persone che presentano una condizione genetica riconducibile al DAAT può generarsi un danno indotto da un eccessivo stato infiammatorio che può portare allo sviluppo di enfisema polmonare, panniculite o epatopatia. Nel caso in cui tali individui siano fumatori, lo squilibrio tra i fattori che proteggono e quelli che minano alla base l’integrità delle cellule si fa maggiore e il potenziale danno aumenta. Perciò, l’abitudine al fumo deve essere considerata una pericolosa nemica dei pazienti con deficit di alfa-1-antitripsina e va combattuta con pervicacia e determinazione.

“Una patologia respiratoria grave rappresenta un notevole incentivo a smettere di fumare”, spiega il dott. Alessandro Colucci D’Amato, psichiatra e psicoterapeuta dell’Ospedale Monaldi di Napoli, che è intervenuto sul tema della disassuefazione da fumo. “Ma a quel punto il danno è già fatto. Pertanto, bisogna intervenire prima”. Il tabagismo, infatti, è una vera e propria dipendenza la cui origine va fatta risalire a un insieme di componenti, da quella biologica a quella psicologica fino a quella ambientale. “Non si può costringere una persona a smettere di fumare ma bisogna mettere a disposizione dei pazienti gli strumenti per farlo, dalla terapia farmacologica alla psicoterapia, sino a un percorso strutturato presso i centri anti-fumo”.

Le persone che intendono smettere di fumare affrontano in maniera molto personale questa sfida e non tutte seguono il medesimo percorso. “La prima di una serie di utili indicazioni è quella di cercare di non avere sigarette con sé, perché la disponibilità di una sostanza ne facilita l’uso”, aggiunge Colucci D’Amato. “Bisogna anche scegliere di frequentare luoghi dove non si fuma, dal momento che i divieti funzionano bene nel ridurre l’incentivo al fumo. È importante praticare attività fisica, privilegiando soprattutto l’attività aerobica, e adottare un’alimentazione sana. Anche lavarsi i denti dopo aver mangiato aiuta a farsi passare la voglia della sigaretta. Sarebbe opportuno cercare di frequentare meno le persone che fumano e magari segnarsi quante sigarette si fumano durante la giornata e cosa si sta facendo quando si fuma. In tal modo si trasforma un comportamento automatico in uno ragionato”. Questi consigli sono importanti ma per riuscire davvero a smettere di fumare è fondamentale voler cambiare il proprio stile di vita, e questo è valido tanto per un paziente con DAAT quanto per chiunque sia prigioniero di questa dipendenza.

Nel corso dell’evento, il dott. Colucci D’Amato ha risposto alle domande poste dal pubblico, ricordando anche la pericolosità del fumo passivo e precisando il valore dei percorsi svolti nei centri anti-fumo (clicca qui per scaricare l’elenco dettagliato dei centri anti-fumo in Italia).

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