Il DPCM di aggiornamento amplia e precisa l’assistenza specialistica: per la diagnostica nuovi esami sierologici, citologici, molecolari, ecografici, farmacogenetici.
È stata diffusa nei giorni scorsi una bozza non ufficiale di schema di DPCM per l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che prevede una revisione ampia e articolata dell’assistenza specialistica ambulatoriale. Il documento introduce nuove prestazioni, ridefinisce condizioni di erogabilità e criteri di appropriatezza, e aggiorna le modalità organizzative con l’obiettivo di rendere il sistema più aderente alle evoluzioni scientifiche e cliniche degli ultimi anni.
L’intervento proposto nella bozza di DPCM va a modificare e integrare l’Allegato 4 del DPCM 12 gennaio 2017, ovvero l’elenco ufficiale delle prestazioni di specialistica ambulatoriale garantite dal Servizio Sanitario Nazionale. Le novità riguardano anche i relativi allegati tecnici, nei quali sono specificate condizioni di erogabilità, note di appropriatezza, limiti prescrittivi e ulteriori dettagli organizzativi e clinici. L’aggiornamento proposto è strutturato in otto aree principali: inserimento, modifica o eliminazione di prestazioni, aggiornamento delle branche, revisione dei codici, nuove note H/R, condizioni di appropriatezza e riconduzione alle patologie.
NUOVE PRESTAZIONI E AMBITI POTENZIATI
Tra le nuove prestazioni che entrano a far parte del nomenclatore si segnalano esami avanzati di laboratorio, diagnostica per immagini e interventi riabilitativi e psicoeducativi, tra cui:
• eco(color)dopplergrafia cardiaca da sforzo;
• emogasanalisi arteriosa sistemica;
• dosaggio ADAMTS13 (per porpora trombotica trombocitopenica);
• test sierologici e virologici per HIV, toxoplasmosi, epatite, citomegalovirus;
• test ormonali e markers infiammatori, utili anche per il monitoraggio di condizioni psichiatriche e croniche;
• test neuropsicologici e psicoeducativi per disturbi alimentari e del neurosviluppo;
• prestazioni specifiche per patologie rare e complesse, come fibromialgia severa, idrosadenite suppurativa e infezioni da micobatteri non tubercolari;
• il test genetico CYP2C9 per la farmacogenomica nella sclerosi multipla
• il test prenatale NIPT su DNA fetale per le principali trisomie (13, 18, 21) con un target stimato di oltre 90mila donne l’anno;
• l’elastografia epatica (Fibroscan) per evitare biopsie invasive in caso di epatopatie croniche;
• il dosaggio della Luteotropina (LH) reintrodotto dopo un’omissione nel dPCM 2017.
Inoltre, sono stati previsti limiti di frequenza prescrittiva per numerose prestazioni, specificando periodicità massime e condizioni cliniche per evitarne l’uso improprio.
APPROPRIATEZZA E CONDIZIONI DI EROGABILITÀ
La riforma agisce in profondità anche su appropriatezza prescrittiva e contesti clinici di riferimento, aggiornando le condizioni di erogabilità attraverso i nuovi allegati tecnici (in particolare, i fogli B9 e B10). Le principali novità riguardano:
• l’identificazione delle patologie per cui la prestazione è appropriata;
• la compatibilità con altre prestazioni;
• i limiti di utilizzo (per durata, ciclo terapeutico o frequenza annuale).
Queste modifiche si inseriscono in una strategia volta a ridurre le disomogeneità territoriali, rafforzare l’efficacia clinica delle prestazioni e razionalizzare l’uso delle risorse, sulla base di linee guida aggiornate e condivise.
UN QUADRO DI REVISIONE ARTICOLATO
Oltre all’inserimento di nuove prestazioni, la bozza di DPCM prevede:
• modifiche descrittive e aggiornamento dei codici per prestazioni già esistenti;
• revisione delle note H e R, che indicano se una prestazione va erogata in ambito ospedaliero o territoriale (in strutture che rispondano a criteri stabiliti);
• aggiornamento dei pacchetti di radioterapia;
• riconduzione delle prestazioni alle branche specialistiche corrette;
• inserimento di patologie collegate a specifiche prestazioni.
Si tratta di un lavoro tecnico esteso e dettagliato, che mira a modernizzare il sistema di classificazione delle prestazioni ambulatoriali, renderlo più coerente con la pratica clinica attuale e facilitare l’integrazione con i percorsi di cura regionali e nazionali.
L’ITER APPROVATIVO: COSA SUCCEDE ORA
Dopo la predisposizione da parte del Ministero della Salute, la proposta di DPCM segue un iter ben definito. Il primo passaggio è al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che valuta la sostenibilità economica delle misure previste. Superato questo esame, il testo approda in Conferenza Stato-Regioni, dove deve essere approvato mediante intesa formale. A quel punto viene trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti, chiamate a esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante. Solo dopo questi passaggi il decreto può essere firmato dal Presidente del Consiglio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare ufficialmente in vigore, rendendo operative le prestazioni aggiornate.