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Riforma della Disabilità

Fino al 31 dicembre 2026 nulla cambierà rispetto ad ora. Ecco come il decreto ha posticipato l’entrata in vigore delle nuove norme

Il Decreto Milleproroghe (D.L. 27 dicembre 2024, n. 202), convertito con modificazioni nella Legge 21 febbraio 2025, n. 15, ha posticipato al 1° gennaio 2027 l’entrata in vigore della Riforma della Disabilità, prevista dal D.Lgs. 62/2024. Il rinvio è stato introdotto con l’articolo 19-quater della legge di conversione, che ha anche prolungato da 12 a 24 mesi la sperimentazione del nuovo sistema di accertamento, inizialmente prevista per nove province.

Il provvedimento modifica il cronoprogramma della riforma avviata nel 2021 con la Legge Delega n. 227, che mira a rendere più efficiente e omogeneo il sistema di riconoscimento della disabilità in Italia. Il posticipo significa che per i prossimi due anni continueranno a valere i criteri attuali di accertamento dell’invalidità civile, gestiti prevalentemente dall’INPS.

LA RIFORMA DELLA DISABILITÀ: COSA PREVEDE

Il D.Lgs. 62/2024, adottato in attuazione della Legge Delega, introduce un sistema di valutazione della disabilità basato su criteri multidimensionali, con un forte ricorso alla digitalizzazione e alla semplificazione burocratica.

Tra le principali novità previste:

Queste innovazioni avrebbero dovuto entrare in vigore nel 2025, ma con il Milleproroghe tutto slitta al 2027.

PERCHÉ LA RIFORMA È STATA RINVIATA?

Il rinvio al 2027 è dovuto a due fattori principali: la necessità di un periodo di sperimentazione più lungo e i ritardi nell’infrastruttura digitale necessaria per il nuovo sistema di accertamento della disabilità.

Inizialmente, la sperimentazione era prevista per 12 mesi in nove province, ma si è ritenuto insufficiente per testare adeguatamente il nuovo modello. Con il Milleproroghe, il periodo di prova è stato esteso a 24 mesi e coinvolgerà più territori dal 30 settembre 2025, permettendo di raccogliere più dati prima dell’attuazione definitiva.

L’altro ostacolo riguarda la digitalizzazione: la riforma punta a integrare le banche dati di INPS, ASL e Ministero della Salute, ma l’infrastruttura informatica necessaria non è ancora operativa. Senza un sistema digitale efficiente, il rischio sarebbe quello di complicare invece di semplificare le procedure.

Per questi motivi, il Governo ha scelto di prorogare di due anni l’entrata in vigore della riforma, mantenendo fino al 31 dicembre 2026 il sistema attuale.

LE PROVINCE COINVOLTE NELLA SPERIMENTAZIONE

Nella prima fase la sperimentazione, avviata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l’INPS, sta riguardando, dal 1° gennaio 2025, le province di Milano, Torino, Brescia, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Cagliari e Catania.

Dal 30 settembre 2025, entreranno nel programma anche Alessandria, Lecce, Genova, Isernia, Macerata, Matera, Palermo, Teramo, Vicenza, Provincia autonoma di Trento e Aosta.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL RINVIO?

Il rinvio della riforma ha diverse implicazioni pratiche:

PROSSIMI PASSI

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme all’INPS e al Ministero della Salute, dovrà ora lavorare alla fase sperimentale estesa e completare le infrastrutture digitali necessarie a garantire la piena operatività della riforma nel 2027.

L’entrata in vigore definitiva dipenderà dall’esito della sperimentazione e da eventuali correttivi che potrebbero emergere. Nel frattempo, rimane fondamentale monitorare il processo per evitare ulteriori slittamenti.

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