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Prof.ssa Maria Domenica Cappellini (Milano): “Sono stati condotti diversi studi sugli attivatori della piruvato chinasi, con ottimi esiti, specie nei pazienti trasfusione-dipendenti”

Si chiamano attivatori allosterici della piruvato chinasi e agiscono formando un legame con questo enzima “attivandolo”, cioè innalzandone i livelli di attività allo scopo di far crescere la produzione di adenosina trifosfato (ATP) - la principale fonte di energia per le cellule - e migliorare di conseguenza l’omeostasi energetica del globulo rosso. Per tale ragione il loro impiego è andato oltre quello di partenza e, recentemente, questa classe di farmaci è stata studiata anche nelle talassemie e nelle emoglobinopatie in cui la comparsa dell’anemia rende necessario il ricorso a un programma trasfusionale specifico. La possibilità di sfruttare questi farmaci sta però cambiando le modalità di trattamento di una larga fetta di pazienti.

I globuli rossi degli individui talassemici richiederebbero una maggiore disponibilità di energia rispetto a quella che possono produrre”, spiega Maria Domenica Cappellini, Professoressa Ordinaria di Medicina Interna presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (clicca qui o sull’immagine dell’articolo per guardare la video-intervista). “Tale incremento di energia può essere ottenuto attivando la via glicolitica del globulo rosso, in cui la piruvato chinasi (PK) svolge un ruolo importante per arrivare alla produzione di ATP, cioè di energia”. La PK, infatti, è l’ultimo enzima convolto nella cascata di reazione della glicolisi ed è il passaggio indispensabile per la produzione di ATP, la fonte di energia di cui i globuli rossi hanno bisogno per sostenersi: senza questo enzima aumenta dunque il rischio di emolisi dei globuli rossi e dell’anemia che riguarda anche le persone con talassemia. “Fornendo supporto alla via glicolitica la produzione di ATP torna a crescere e aumenta l’energia a disposizione del globulo rosso”.

Visti i solidi risultati ottenuti da questa categoria di farmaci nel deficit di piruvato-chinasisono stati progettati e realizzati diversi trial clinici dedicati ai pazienti talassemici. “Dopo un primo studio in cui sono stati coinvolti sia pazienti alfa- che beta-talassemici è stato possibile avviare due altri trial più estesi”, afferma ancora Cappellini. “Uno nei pazienti non trasfusione-dipendenti mentre l’altro - Energize-T - è uno studio di Fase III condotto in pazienti trasfusione-dipendenti i cui risultati sono già stati presentati al convegno annuale della Società Americana di Ematologia”.

In Energize-T sono stati arruolati circa 258 pazienti, 171 dei quali sono stati inseriti nel braccio di trattamento con mitapivat, mentre gli altri hanno formato il gruppo placebo. L’obiettivo primario era di valutare l’efficacia e la sicurezza dell’attivatore allosterico in persone affette da alfa- o beta-talassemia trasfusione-dipendente. “La procedura consisteva nella somministrazione orale del farmaco alla dose di 100 mg, due volte al giorno, e i risultati hanno raggiunto l’endpoint prefissato, ovvero la riduzione di oltre il 50% del fabbisogno trasfusionale”, puntualizza Cappellini. “Ciò significa che a 48 settimane dall’assunzione questi pazienti riducevano della metà il bisogno di trasfusioni. Si tratta di un risultato assolutamente consistente e incoraggiante”.

L’intervista-video alla Prof.ssa Maria Domenica Cappellini è stata realizzata grazie al contributo non condizionante di Agios.

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