Uno studio italiano dimostra che l'attivazione di un recettore per la serotonina riduce la depressione sinaptica a lungo termine
CATANIA - É uno studio tutto italiano a fare un nuovo passo avanti nella ricerca di una terapia contro la Sindrome dell'X fragile, la forma più comune di ritardo cognitivo ereditario. La ricerca, pubblicata nel numero corrente di Biological Psychiatry, è stata condotta presso l'Università di Catania dal team della Dr.ssa Lucia Ciranna, che ha utilizzato il modello murino della sindrome per identificare un nuovo meccanismo molecolare.
Il modello animale, messo a punto dal Dr. Mark Bear al MIT dieci anni fa, presenta tratti tipici della sindrome, quali alterazione della funzionalità cerebrale e depressione a lungo termine (LTD), fenomeno che consiste nella riduzione dell'attività sinaptica e quindi della comunicazione tra neuroni, in seguito a particolari stimoli. Il Dr. Bear nel 2004 ha dimostrato che queste condizioni sono causate dall'aumentata attività della via di segnalazione mediata dal recettore metabotropico per il glutammato mGluR5 e che, bloccando questo recettore, si potevano ottenere dei miglioramenti.
Nella nuova ricerca, la Dr.ssa Ciranna ha invece osservato che, attivando il recettore 5-HT7 della serotonina con un agonista, cioè una molecola che mima il ligando del recettore, è possibile ridurre la depressione a lungo termine mediata dai recettori mGlu, in particolare a livello dell'ippocampo, regione cerebrale coinvolta nei processi di apprendimento e di memoria.
I ricercatori hanno quindi sperimentato la molecola LP-211 e dimostrato che essa agisce come agonista ad alta affinità e selettività nei confronti del recettore 5-HT7 e che potrebbe quindi rappresentare una potenziale cura per la Sindrome dell'X fragile, nonostante ci sia ancora molta strada da fare prima che sia possibile testarla sull'uomo.
"Questo risultato - spiega Ciranna - apre nuove possibilità nella terapia della Sindrome dell'X fragile e suggerisce che gli agonisti selettivi del recettore 5-HT7 potranno rappresentare utili strumenti farmacologici".
Il Dr. John Krystal, direttore di Biological Psychiatry aggiunge: “Questo studio illustra un aspetto critico nello sviluppo di cure per le malattie psichiatriche: è raro infatti che tutti i pazienti affetti da una particolare patologia rispondano a una singola terapia, per questo abbiamo bisogno di approcci multipli. Inoltre questa ricerca è un esempio di come una singola scoperta, in questo caso l'aumento dell'attività di mGluR5, permetta di esplorare numerosi nuovi meccanismi che possono essere utili allo sviluppo di terapie”.