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Deficit di sfingomielinasi acida di tipo A/B e B

Il dato emerge da uno studio europeo condotto in pazienti di età compresa tra 1 e 18 anni. Frequenti anche le problematiche respiratorie

Negli ultimi anni, la ricerca ha compiuto importanti progressi nella comprensione e nel trattamento del deficit di sfingomielinasi acida (ASMD), che sono culminati nella messa a punto della prima terapia specifica: olipudasi alfa. Tuttavia, per poter massimizzare i benefici del trattamento e prevenire il danno d’organo causato dalla malattia è fondamentale giungere tempestivamente alla diagnosi. In questo contesto, la conoscenza approfondita della storia naturale dell’ASMD riveste un ruolo cruciale: comprendere il decorso tipico della condizione aiuta non solo a coglierne i primi sintomi, ma anche a prevederne l’evoluzione e le possibili complicanze, permettendo così una gestione clinica dei pazienti più mirata e personalizzata.

LA PATOLOGIA

Il deficit di sfingomielinasi acida (ASMD), precedentemente noto come malattia di Niemann-Pick di tipo A o B, è un raro disturbo da accumulo lisosomiale causato, appunto, dalla carenza dell’enzima sfingomielinasi acida, responsabile della degradazione del lipide sfingomielina. Questo difetto porta ad un dannoso accumulo di grassi non degradati in organi come fegato, milza, polmoni e sistema nervoso centrale, determinando manifestazioni cliniche di diversa gravità.

L’ASMD, infatti, comprende un ampio spettro di fenotipi: dalla severa forma infantile (ASMD di tipo A), caratterizzata da un grave coinvolgimento cerebrale e da un rapidamente peggioramento, alle varianti croniche più attenuate (ASMD di tipo A/B o di tipo B), che insorgono più tardivamente e che presentano una sintomatologia strettamente dipendente dagli organi interessati.

LO STUDIO

Nonostante, negli ultimi anni, l’ASMD sia stata oggetto di diverse ricerche, la storia naturale della malattia nei pazienti pediatrici e adolescenti è ancora poco documentata. Recentemente, uno studio retrospettivo osservazionale, pubblicato sullo European Journal of Medical Genetics, ha analizzato proprio questo aspetto, prendendo in esame la storia clinica di 18 pazienti affetti da ASMD di tipo A/B o B, di età compresa tra 1 e 18 anni, provenienti da centri ospedalieri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito.

I dati relativi alla storia naturale del deficit di sfingomielinasi acida sono stati recuperati dalle cartelle cliniche dei pazienti prima che questi siano stati esposti a qualsiasi tipo di trattamento. Le informazioni raccolte sono state suddivise in diverse categorie: dati demografici, anamnesi medica, interventi chirurgici, infezioni, eventi emorragici, complicanze cliniche, crescita (altezza, peso, sviluppo neurocognitivo), esami di laboratorio (conta piastrinica, livello di emoglobina ed ematocrito), valutazione della funzionalità dei vari organi (condizioni respiratorie, cardiovascolari, epatobiliari, oftalmologiche, ematologiche, del sistema linfatico, della milza, dell’apparato muscoloscheletrico e del tessuto connettivo) e utilizzo delle risorse sanitarie. I dati estrapolati coprono un periodo mediano di dieci anni e offrono, quindi, una panoramica abbastanza esaustiva delle principali caratteristiche della patologia in questa specifica popolazione di pazienti.

I RISULTATI

L’analisi delle cartelle cliniche ha permesso ai ricercatori di rilevare un’età media dei pazienti alla diagnosi di 2,5 anni. Dalla documentazione clinica analizzata non è stato possibile ottenere informazioni approfondite sulla storia familiare dei singoli pazienti, così come non è stato possibile raccogliere sufficienti dati per poter valutare la correlazione genotipo-fenotipo nell’ASMD: l’analisi genetica, infatti, non sempre viene effettuata come esame di routine e in alcune cartelle cliniche non era presente.

Le condizioni mediche, invece, sono state ben documentate e i risultati dello studio confermano che i sintomi più comuni dell’ASMD di tipo A/B e B includono epatosplenomegalia (ingrossamento del fegato e della milza), disordini ematologici e disturbi respiratori. Nello specifico, il 94,4% dei pazienti presentava anomalie epatobiliari, l’88,9% mostrava alterazioni a livello del sangue (principalmente trombocitopenia) e del sistema linfatico, mentre il 66,7% riportava problemi respiratori, toracici e mediastinici.

La trombocitopenia, ossia la riduzione del numero di piastrine nel sangue, è stata segnalata nel 50% dei casi e il 44,4% dei pazienti ha riferito di aver avuto almeno un episodio di sanguinamento: in genere, l’epistassi risultava essere l’evento emorragico più comune.

Per quanto riguarda le infezioni, quelle più frequentemente riportate sono state a carico dell’apparato gastrointestinale, dei polmoni e del tratto respiratorio superiore: nel 44,4% dei casi sono state trattate con l’utilizzo di almeno un antinfettivo sistemico.

Tra le procedure chirurgiche, l’adenoidectomia è risultata la più frequente. Sul piano delle complicanze metaboliche, una significativa percentuale di pazienti presentava deficit di vitamina D e dislipidemia: anomalie che possono essere direttamente e indirettamente connesse a un certo grado di ritardo nella crescita, segnalato in circa un terzo dei pazienti.

Lo studio, inoltre, ha evidenziato che la compromissione neurologica, sebbene molto meno rilevante rispetto a quanto accade ai pazienti affetti da ASMD di tipo A, può essere presente anche nelle forme A/B e B della malattia, con anomalie nel tono muscolare e lieve ritardo neurocognitivo.

Infine, l’impatto della patologia sulla qualità della vita è emerso chiaramente dall’analisi dell’utilizzo delle risorse sanitarie: più della metà dei pazienti è stata sottoposta ad almeno un ricovero ospedaliero, mentre un terzo di loro è dovuto ricorrere a visite di emergenza al pronto soccorso.

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE

Prima dell’introduzione di olipudasi alfa, la gestione terapeutica del deficit di sfingomielinasi acida si basava esclusivamente su trattamenti sintomatici e preventivi. Con l’approvazione di questa terapia enzimatica sostitutiva, indicata per pazienti pediatrici e adulti affetti da ASMD di tipo A/B e B, si sono aperte nuove prospettive nella terapia della malattia: progettato per fornire all’organismo l’enzima carente, il farmaco ha dimostrato la sua efficacia nel contrastare la progressione dell’ASMD, con che si mantengono nel lungo periodo, permettendo un graduale miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti.

Un inizio ritardato della terapia, però, può influire negativamente sulla portata dei suoi effetti benefici. Per questo, il riconoscimento precoce dei sintomi è fondamentale per individuare rapidamente la patologia e procedere con un intervento tempestivo. In tale contesto, una conoscenza accurata della storia naturale dell’ASMD può fornire un aiuto concreto ai medici impegnati nell’identificazione di questa malattia ultra-rara, supportandoli anche nel monitoraggio delle condizioni cliniche dei pazienti e nella prevenzione delle possibili complicanze.

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