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Negli animali ha ridotto i livelli di proteina mutante, lo stesso approccio si potrebbe usare anche per la SLA

Un team di ricercatori dell' UC Davis Institute for Regenerative Cures ha sviluppato una nuova tecnica di utilizzo terapeutico delle cellule staminali per contrastare l'anomalia genetica che causa la malattia di Huntington. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Molecular Cellular Neuroscience, suggeriscono un approccio promettente che potrebbe bloccare l'avanzamento della rara malattia degenerativa eliminando o riducendo la proteina mutante huntingtina (htt), presente nei neuroni dei pazienti a causa della mutazione del gene IT-15, situato nel cromosoma 4. La tecnica dell' RNAi (RNA interference), testata su modello murino, si è infatti dimostrata altamente efficace nella riduzione dei livelli della proteina e nella conseguente inversione della sintomatologia.

Si tratta di una tecnica che permette di interferire con l’espressione di alcuni geni dannosi mediante la trasfezione, cioè un ‘inserimento’ nelle cellule di piccoli frammenti di RNA a doppio filamento in grado di antagonizzare l’RNA messaggero corrispondente.    
"Il nostro team ha fatto un passo avanti che offre alle famiglie colpite da questa malattia la speranza che la terapia genica un giorno possa diventare una realtà", ha dichiarato Jan A. Nolta, direttore del UC Davis Institute for Regenerative Cures.     

E' la prima volta che una ricerca è in grado di fornire con successo una sequenza inibitoria di RNA da cellule staminali direttamente nei neuroni e ridurre drasticamente la sintesi della proteina anormale. Il team di studiosi ha dimostrato che la sequenza inibitoria di RNA può essere trasferita direttamente dalle cellule del donatore alle cellule bersaglio, per ridurre notevolmente la sintesi delle proteine indesiderate dal gene mutante. Per trasferire le sequenze di RNA inibitoria, il team di Nolta ha derivato le cellule staminali mesenchimali (MSC) dal midollo osseo di donatori umani sani.     

Negli ultimi due decenni, Nolta e i suoi colleghi hanno dimostrato la sicurezza delle staminali mesenchimali (cellule staminali adulte) e la loro efficacia nel veicolare il trasferimento di enzimi e proteine in altre cellule. Pare che le MSC possano trasferire molecole di RNA direttamente da cellula a cellula, in quantità sufficiente per ridurre i livelli di una proteina mutante di oltre il 50 per cento. Questa scoperta apre possibilità terapeutiche, se pur non immediate, per molte altre patologie.

"Le lezioni che stiamo imparando - ha dichiarato infatti Nolta - sono applicabili allo sviluppo di nuove terapie per altre malattie genetiche che coinvolgono lo sviluppo eccessivo di proteine e la necessità di ridurle. Abbiamo grandi speranze che queste tecniche possono anche essere utilizzati nella lotta contro alcune forme di sclerosi laterale amiotrofica così come il Parkinson e diverse altre patologie".


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