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Prof. Ferdinando Squitieri: “Il risultato della ricerca ha una potenziale ricaduta sull'identificazione di nuovi possibili marker di malattia”

Erano presenti oltre 200 persone tra pazienti e familiari allo scorso incontro annuale della LIRH (Lega Italiana Ricerca Huntington) tenutosi a Roma, sabato 2 dicembre 2017, e nel corso del quale per la prima volta è stato assegnato il premio alla miglior ricerca in ambito clinico o biologico sulla malattia di Huntington, una patologia rara, a carattere degenerativo, la cui base ereditaria appare piuttosto marcata. La malattia affligge i neuroni di diverse aree del cervello con conseguenze che si propagano irrimediabilmente alla sfera motoria e cognitiva. La mutazione che innesca la malattia tocca il gene IT15 sul cromosoma 4, che codifica per l'huntingtina, su cui gli scienziati stanno ancora indagando e che sembra possedere un ruolo determinante nel processo di degenerazione legato alla malattia.

Per questa ragione, in occasione della I Edizione del ‘Premio LIRH per la ricerca sulla malattia di Huntington’, il Consiglio Scientifico della LIRH ha voluto assegnare l’ambito riconoscimento allo studio Phosphorylation of huntingtin at residue T3 is decreased in Huntington’s disease and modulates mutant huntingtin protein conformation, di recente apparso sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), che si è focalizzato sull’analisi di ben specifiche alterazioni morfologiche dell'huntingtina.

Abbiamo sviluppato un progetto mirato a studiare le modifiche post-transalzionali dell’huntingtina mutata che è la proteina alla base della malattia di Huntington”, spiega il dott. Andrea Caricasole dell’IRBM Science Park di Pomezia che ha coordinato il gruppo di ricerca. “Uno dei primi interrogativi che ci siamo posti è stato quello di capire se fosse possibile misurare queste modifiche post-translazionali dell’huntigtina, con particolare riguardo per alcune fosforilazioni ritenute importanti per cambiare il comportamento dell’huntingtina mutata nelle cellule”. Sfruttando una metodologia già applicata per produrre saggi per quantificare l’huntingtina nel liquido cerebrospinale, i ricercatori – tra i quali figurano le due principali autrici dello studio, la dott.ssa Cristina Cariulo e la dott.ssa Lucia Azzollini a cui è stato assegnato ex-aequo il Premio – hanno sviluppato un saggio ultrasensibile, che si è rivelato essere una scelta vincente per trovare e quantificare la fosforilazione legata all’huntingtina mutata, e l’hanno testato su vari campioni biologici non soltanto animali ma anche di pazienti (forniti dalla LIRH). “Analizzando la fosforilazione abbiamo visto che la mutazione dell’Huntington cambia i livelli di fosforilazione della proteina su un particolare residuo di treonina che sembra avere un impatto sulle caratteristiche dell’huntigtina mutata”, continua Caricasole. “Intervenendo farmacologicamente sui meccanismi che regolano la fosforilazione, pensiamo sia possibile cambiare le caratteristiche biologiche tossiche dell’huntingtina mutata”.

Un altro aspetto di grande interesse della ricerca premiata è che i livelli di fosforilazione della proteina huntingtina mutata potrebbero rappresentare un marcatore della progressione della patologia. Naturalmente, è ancora estremamente prematuro parlare di un nuovo biomarcatore di progressione per la malattia di Huntington, ma i ricercatori stanno lavorando in quella direzione. “Il prossimo passaggio è cercare un approccio per modulare questa fosforilazione”, specifica Caricasole. “Questo in chiave terapeutica. Altra cosa è lo studio di questa fosforilazione durante la progressione della malattia. Appare di grande interesse, a livello del singolo paziente, capire come la fosforilazione cambi durante la progressione di malattia, cercando di confrontare una situazione pre- e post-sintomatica e correlando quindi i livelli di fosforilazione all’insorgenza dei sintomi”.

Si tratta di un territorio ancora inesplorato su cui questa ricerca ha gettato una prima luce ma che richiede ancora un forte investimento, specialmente in termini di ricerca scientifica, che da anni la LIRH si adopera a promuovere e sostenere senza sosta. “Il risultato della ricerca ha una potenziale ricaduta sull'identificazione di nuovi possibili marker di malattia”, conclude il prof. Ferdinando Squitieri, Responsabile dell’Unità Ricerca e Cura Huntington e Malattie Rare dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza/CSS-Mendel e Direttore Scientifico della Fondazione LIRH onlus.“L’identificazione di biomarker periferici è fondamentale per monitorare la progressione della patologia e i risultati di future terapie sperimentali”.

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