LONDRA – “Nell'agosto del 2007 ho avuto un infarto. Il dolore è stato talmente forte da farmi svegliare, non avevo mai provato un dolore simile”, ricorda il londinese Geoff Noble. “La prima volta che ho fatto un'analisi del colesterolo è stato nel 1994: era leggermente alto. Il mio medico mi consigliò di tenerlo sotto controllo con la dieta e niente di più: non sembrava una cosa preoccupante. Il mio LDL, il colesterolo cattivo, era circa 200, l'HDL era circa 60. Dopo l'infarto mi hanno prescritto le statine alla dose più alta: avevano ridotto di molto l'LDL, quasi dimezzandolo. È stato un trauma quando ho visto che i risultati non erano ancora come dovevano essere. Dovevo fare qualcosa di diverso. In quel periodo ero ospite di mio figlio, che per caso aveva comprato dei cereali per la colazione approvati da Heart UK, un'organizzazione benefica per la lotta al colesterolo, e così ho pensato: ecco a chi mi devo rivolgere”.
A nove mesi dall'infarto, Geoff ha partecipato a una decina di gare di corsa: una di 5 km, la maggior parte di 10 km, e ha fatto perfino una mezza maratona. “È una condizione grave”, sottolinea. “Non si avvertono sintomi particolari, non ci sono segni visibili, dall'esterno o dall'interno, non ti senti neanche strano. Ma è un assassino silenzioso che può avanzare lentamente e seguirti come un'ombra finché non ti scaraventa giù da un precipizio. E non c'è alcun bisogno di arrivare fino a quel punto”.
“Purtroppo c'è voluto un infarto perché Geoff Noble si rendesse conto sul serio di avere il colesterolo alto e facesse veramente di tutto per combatterlo”, commenta Jules Payne, amministratore delegato di Heart UK. L'obiettivo del nostro ente di beneficenza è proprio quello di prevenire gli infarti e promuovere la consapevolezza delle persone: scoprire i propri valori è facilissimo. Oltre al colesterolo totale, si tratta anche di sapere qual è il livello di colesterolo cattivo: è l'LDL che crea problemi, e parte tutto da lì. Dobbiamo evitare che si arrivi al punto di avere un infarto”.
“Quello che mi motiva davvero – continua Jules Payne – sono i pazienti, e non solo loro ma anche i familiari, perché il colesterolo alto può avere conseguenze su intere famiglie, e ovviamente se qualcuno muore è un'esperienza tragica per tutti, i bambini possono ritrovarsi a crescere senza la madre o il padre. Il Regno Unito in realtà è più indietro rispetto a certi paesi europei, ma probabilmente anche al resto del mondo per quanto concerne le malattie cardiovascolari. Dato che queste sono la principale causa di morte nel Regno Unito, è lì che occorre destinare maggiori risorse. Il colesterolo è completamente invisibile, e quindi puoi stare benissimo fino a un minuto prima e poi sentirti male all'improvviso: non sai cosa succede nell'organismo, non sai cosa succede all'interno del corpo, perciò si comincia sempre dalle analisi, e una volta interpretate si agisce di conseguenza”.
“Non pensi che possa capitare a una persona che è il ritratto della salute, che fa attività fisica quasi ogni giorno, che mangia sano, non beve e non fuma”, interviene la figlia di Geoff, Michelle. “Ti immagini che succeda a qualcuno in pessime condizioni e in forte sovrappeso. Adesso ho capito che l'attenzione non è mai troppa e può capitare a chiunque. Quell'infarto ha suscitato in lui molte altre emozioni: gli ha fatto apprezzare appieno il valore di ogni singolo giorno. È un vero e proprio modello per chi gli sta accanto, è una persona affettuosa e di cuore, è semplicemente meraviglioso. Poi è sempre presente per me e mio fratello, per le nostre famiglie: sono contenta che ci sia, non ho bisogno d'altro”.
Storia tratta dal lungometraggio “Heart Felt” della regista americana Cynthia Wade, premio Oscar per il miglior documentario nel 2008. È possibile vederlo, intero o in “pillole”, sul nuovo sito abbassiamoilcolesterolo.it, promosso da Sanofi e Regeneron per sensibilizzare e informare sui rischi cardiovascolari correlati all'ipercolesterolemia.