Solo i casi sintomatici fin dalla nascita gravi vengono riconosciuti con la valutazione clinica
Tra i bambini nati con l’infezione da citomegalovirus congenito (CMV), contratta per via materna durante la gravidanza, circa il 15% presenta sintomi gravi già alla nascita. Questi bambini rischiano di sviluppare danni neurologici a lungo termine, che può provocare loro disabilità severa.
Non tutti i bambini affetti da CMV presentano però alla nascita sintomi così gravi da essere immediatamente riconosciuti come tali. Spesso le sintomatologie lievi vengono trascurate, anche se possono trasformarsi in danni gravi, come la sordità. Per questo le pubblicazioni più recenti sostengono la necessità di uno screening neonatale per il citomegalovirus.
E’ ad esempio il caso di un recentissimo studio pubblicato sul prestigioso "The Journal of Pediatrics" dai medici del Dipartimento di Pediatria, Epidemiologia e Microbiologia dell'Università dell'Alabama (Usa), ha analizzato le conseguenze dell'infezione da citomegalovirus congenito in bambini sintomatici alla nascita, confrontando i casi in cui la malattia è stata riconosciuta nell'ambito di un programma di screening neonatale con quelli in cui è stata individuata in seguito alla valutazione clinica dei sintomi.
In totale sono stati analizzati i dati di diagnosi e follow up relativi a 178 bambini, dei quali 78 identificati grazie allo screening neonatale (gruppo screening) e 100 indirizzati ai centri specializzati in seguito alla valutazione dei sintomi (gruppo valutazione).
Circa il 50 per cento di bambini del gruppo screening non ha mostrato conseguenze dell'infezione alle visite di follow-up, mentre solo il 28 per cento del gruppo valutazione è risultato libero da sintomi.
Tra i bambini caratterizzati da conseguenze a lungo termine individuate alle visite di follow up, la probabilità di avere sintomi multipli è risultata notevolmente maggiore nel gruppo valutazione rispetto al gruppo screening (91 per cento e 58 per cento rispettivamente), inoltre una delle complicazioni più invalidanti dell'infezione da citomegalovirus, la sordità sensorineurale, è risultata presente in maniera significativamente maggiore nel gruppo valutazione rispetto al gruppo screening.
In seguito a test psicometrici proposti a 100 bambini, il quoziente intellettivo (QI) del 47 per cento del gruppo valutazione clinica presentava valori inferiori a 70, che caratterizzavano invece solo il 25 per cento del gruppo screening.
Altri parametri, tra cui le anomalie motorie e l'incidenza di perdita dell'udito a insorgenza tardiva, non evidenziavano invece differenze significative nei due gruppi di pazienti.
In conclusione i bambini affetti da citomegalovirus congenito sintomatico individuato grazie alla valutazione clinica sono caratterizzati da forme più gravi e sono più propensi a sviluppare conseguenze a lungo termine rispetto ai bambini identificati con screening neonatale.
Gli autori spiegano che questi risultati sostengono la necessità di uno screening neonatale per il citomegalovirus congenito, in quanto in assenza dello screening, oltre a non riconoscere i bambini asintomatici alla nascita, anche i bambini sintomatici affetti dalla forma meno grave della malattia verrebbero tralasciati: “Sebbene la frequenza di complicazioni a lungo termine nei bambini con citomegalovirus congenito identificato attraverso screening sia più bassa rispetto a quelli valutati clinicamente, questi bambini sono comunque a rischio di sordità sensorineurale. Pertanto, l'identificazione precoce di questi pazienti permetterà valutazioni appropriate e interventi mirati."