Le cellule dell’epitelio intestinale si trasformano nel tempo, acquisendo la capacità di invadere altri organi. Scoperto dai ricercatori dell’Humanitas di Rozzano, può servire per individuare precocemente le forme più aggressive
E’ italiano lo studio che ha individuato uno dei trucchi ideati dalle cellule del carcinoma colorettale per sfuggire ai controlli del sistema immunitario umano e invadere i tessuti e organi circostanti. Una svista, da parte del carcinoma, che prende il nome di TWIST1, un gene già noto ed espresso dalle cellule del tumore primario: i ricercatori dell’Humanitas di Rozzano, invece, hanno osservato che lo stesso gene è espresso anche da cellule apparentemente normali, localizzate a distanza dalla massa tumorale.
Da tempo è noto che il tumore al colon-retto è caratterizzato da cellule eterogenee: alcune sono cancerose, altre sono benigne e costituiscono una sorta di impalcatura del tumore chiamata stroma. L’ipotesi alla base dello studio era che fossero proprio queste cellule ‘normali’ a poter dare informazioni sul comportamento della malattia, indicandone il grado di aggressività e prevedendo, quindi, l’eventuale fase metastatica. I risultati della ricerca, condotta su topi e pubblicata su Gastroenterology, hanno confermato il sospetto: alcune delle cellule normali sono, in realtà, tumorali mimetizzate per sfuggire al sistema immunitario e diffondersi indisturbate.
“Lo studio ha anche svelato il meccanismo molecolare alla base di questa 'mimesi': i tumori più comuni derivano dal tessuto di rivestimento degli organi, ovvero l’epitelio – spiega Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas - Durante la progressione maligna del tumore nel tempo, le cellule epiteliali vanno incontro ad un cambiamento di forma e di comportamento che viene detto EMT (Epithelial-Mesenchymal Transition), transizione da epitelio a mesenchima, in cui la cellula diventa più aggressiva e capace di invadere i tessuti e gli organi circostanti".
Le cellule tumorali sono state smascherate marcando l’alterazione numerica dei cromosomi 7 e 20 nelle cellule che esprimono il gene TWIST1, con la tecnica dell’ibriazione fluorescente in situ. Questo lascia intravvedere una strada per l’individuazione precoce delle forme di carcinoma colorettale più aggressive, con una precisione maggiore dell’esame istologico, e l’impiego di TWIST come marcatore tumorale: nello studio, infatti, è stato trovato a livelli molto più alti nel sangue dei pazienti rispetto agli individui sani.
Con 35 mila nuovi casi all’anno, il carcinoma del colon-retto è la terza neoplasia più diffusa in Italia. Agli stadi iniziali è asintomatico e in molti casi la diagnosi arriva quando la malattia ha già invaso altri organi. Lo sviluppo di metodiche per un’individuazione sempre più precoce di questo tipo di cancro è fondamentale, quindi, per l’attuazione di terapie efficaci.
Vuoi saperne di più? Visita la nostra sezione dedicata al TUMORE METASTATICO DEL COLON-RETTO.